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    TOZEUR

    Tozeur è la principale località che si può trovare nelle vicinanze di Chott El Jerid. I palmeti e le coltivazioni sono alimentate da ben 200 sorgenti, le quali sono distribuite da una rete di canali risalente al 1270. Famosa anche per il suo artigianato, Tozeur è soprattutto nota per i fregi di mattoni in rilievo che si possono notare sulle facciate delle abitazioni.

    A Tozeur si producono i datteri di qualità migliore, considerati i più buoni al mondo.

    CITTA' ANTICA

    Il quartiere Ouled Haddef rappresenta il cuore della città antica risalente al XIV secolo. La cinta muraria fu costruita con mattoni interamente costruiti a mano. La sua struttura urbanistica è tra le più caratteristiche al mondo: pensata per far fronte alle tempeste di sabbia è caratterizzata da numerosi vicoli e strade strette. Vista dall'alto, la Tozeur antica, appare come disposta per formare decorazioni floreali oppure versetti del Corano.

    Qui abbiamo visitato il museo Dar Cheraït, interamente dedicato agli aspetti di vita quotidiana nella Tunisia meridionale.

    NEFTA

    L’Oasi di Nefta, non molto lontana dal confine con l’Algeria, si divide in due grandi palmeti: quello di Corbeille a nord, da noi visitato, e quello più grande di Paradis a sud.

    Nefta corrisponde all’antica città romana di Agasel Neptae, menzionata da Plinio il Vecchio per le numerose sorgenti qui presenti.
    Già nel Medioevo, da quando Bou Alì giunse fin qui dal Marocco per diffondere l’Islamismo Ascetico, Nefta divenne un importante centro religioso.
    Il centro della Città Vecchia di Nefta, come quella di Tozeur, è particolarmente suggestivo, grazie ai suoi vicoli stretti, spesso coperti da volte a botte. Cuore del centro storico è la grande piazza, dove regolarmente si svolge l’animato mercato alimentare.

     

    Nefta - Palmeto di Corbeille

     

    LA CAVA DELLE ROSE DEL DESERTO

    Lasciata alle spalle Nefta ci dirigiamo verso DOUZ. Sulla strada c'è la possibilità di fermarsi a vedere la Cava delle Rose del Deserto. Una particolare zona dove con più facilità che da altre parti si formano queste caratteristiche rocce tipiche del deserto.

     

    Andrea nella cava delle Rose del Deserto

    LA ROSA DEL DESERTO

    Si tratta di un aggregato di cristalli di gesso che si origina unicamente in condizioni ambientali e climatiche ben precise. Fondamentale per la creazione di queste singolari formazioni rocciose è la presenza di una falda freatica poco profonda, di una coltre di sabbia superficiale e di un clima arido. Inoltre è indispensabile la presenza di uno strato di gesso (CaSO4*2H2O, ovvero solfato di calcio idrato) posizionato da qualche decimetro a qualche metro sotto la coltre di sabbia.

    Il gesso venendo a contatto con l'acqua di falda o con le acque meteoriche (che tuttavia in queste zone della Terra cadono molto raramente), viene parzialmente solubilizzato e tende a risalire per capillarità assieme all'acqua. Le alte temperature che si sviluppano nel deserto, infine, scaldando la sabbia superficiale e, portando all'evaporazione l'acqua ricca in solfato di calcio, provocano la precipitazione del gesso in cristalli dalla tipica disposizione petaliforme. Le dimensioni di questi aggregati cristallini sono molto variabili: da pochi centimetri fino ad alcuni metri, e la colorazione giallastra è da imputarsi alla presenza dei granuli di sabbia all'interno della struttura del cristallo.

    DOUZ

    Douz è chiamata "La Porta del Deserto" per la sua particolare posizione vicina sia al Chott El Jerid che alle Dune del Sahara.

    La città gode di una rigogliosa oasi e, con le sue 500 mila palme, esporta in tutto il mondo i suoi deliziosi datteri. Qui Abbiamo avuto la possibilità di entrare nel Grande Erg Orientale a dorso di dromedario…

    IL GRANDE ERG ORIENTALE e L'ESPERIENZA sul DROMEDARIO


    A sud del Chott El Jerid, si estende una vasta area costituita da dune di sabbia bianca che si allineano da nord verso sud: il Grande Erg Orientale (Erg = deserto di sabbia).

    Il nostro tour, nella serata del quarto giorno, prevedeva un’escursione sul dromedario per assistere al tramonto nel deserto.
    I nostri dromedari erano di proprietà della famiglia di Alì, un giovane di 25 anni, che ci raccontò di essere uno studente di matematica.
    Gli animali appartenevano agli abitanti della città che, alternandosi tra loro nel dare i propri dromedari per questo servizio strettamente turistico, avevano la possibilità di guadagnare qualche dinaro in più.

    Il tutto era gestito sorprendentemente, almeno per noi, da un italiano.

     

    IL Grande Erg Orientale

     

    IL DROMEDARIO

    In Tunisia non esistono Cammelli, i quali, a causa del clima troppo arido, muoiono. Qui possono resistere solo i Dromadari.
    Il Dromedario (Camelus dromedarius), chiamato dai tunisini “safīnat al-barr” (la nave del deserto), è un animale eccezionalmente resistente. E’ un artiodattilo della famiglia dei Camelidi.
    Quando beve può arrivare a ingoiare fino a 110 litri  in soli 10 minuti: nella stagione calda, grazie a questa sua enorme riserva di acqua ed alla sua capacità di evitarne la dispersione,  è in grado di resistere alla sete anche per una settimana, un mese nella stagione fredda.
    La traspirazione, già di per sé assai limitata per via della particolare struttura dell'epidermide, può essere ancor più rallentata dall’ingestione di vegetali spontanei della steppa, talmente ricchi di sali minerali da avvelenare qualsiasi essere umano. Essi fanno infatti aumentare la pressione osmotica delle cellule dell'animale, impedendo l’evaporazione dei liquidi organici e consentendo quindi una sopravvivenza supplementare di 4-5 giorni.
    Il suo organismo è altresì in grado di sopportare un aumento della propria temperatura corporea fino a 6-7 gradi centigradi, senza che questo comporti dispersione di liquidi. Un'altra fondamentale caratteristica è quella di limitare al massimo l’espulsione dei propri liquidi organici malgrado la forte carica di tossine: l'urea prodotta dal fegato, infatti, non viene filtrata dai reni per la successiva espulsione, ma torna invece per via sanguigna allo stomaco per entrare nuovamente in circolo. Se anche questo non bastasse si deve ricordare infine che il dromedario riesce a metabolizzare il grasso del proprio organismo (in particolare della gobba) e a produrre idrogeno che, con l'ossigeno dell’aria, riesce a trasformare in acqua, in ragione di 1 litro di liquido per 1 chilo di lipidi.

    Purché il terreno non sia troppo rotto, il Dromedario è in grado di percorrere fino a 150 Km in 15-20 ore, a una velocità che può oscillare fra i 8 e i 20 km orari, sopportando un carico che può arrivare a 150-200 Kg.

    Di questo straordinario animale non viene sprecato niente: carne (di alta digeribilità), grasso (particolarmente apprezzato quello della gobba), latte (da 2 a 14 litri al giorno, particolarmente adatto per chi ha il colesterolo alto), pelle (assai elastica e morbida), pelo (lavorato per produrre pregiati tessuti) e finanche sterco (mescolato con paglia e disseccato al sole per essere impiegato come combustibile nelle fredde notti della steppa). Negli ultimi anni viene anche impiegato come animale da corsa.

     

    Dromedari

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